La notte del Liceo classico nel 60° anniversario
La Notte Nazionale del Liceo Classico al “Racchetti” di Crema
di Pietro Martini
(fonte: www.cremonasera.it del 7 maggio 2023)
Molti nemici, molto onore. Siccome il Liceo Classico in Italia ha moltissimi nemici, dovrebbe trattarsi della scuola superiore più onorata nella nostra penisola, almeno dando credito a questa frase. Tali nemici non sono soltanto numerosi ma anche agguerriti e ostinati. Le accuse e gli attacchi al Liceo Classico arrivano da diverse direzioni e vengono attuati con varie motivazioni. Una letteratura sconfinata si sviluppa ormai da circa mezzo secolo contro gli studi classici. Si sprecano le biblioteche contro la formazione umanistica. Se si dovessero memorizzare le critiche mosse in Italia contro il Liceo Classico negli ultimi cinquant’anni, non basterebbero gli exabyte dei sistemi informativi più dotati di memoria per contenerle tutte nei loro database. Forse, dirà qualcuno, se sono così tanti i nemici di questo tipo di scuola, significa che ormai la pubblica istruzione italiana può farne del tutto a meno oppure, per essere proprio generosi, può attuarne un drastico ridimensionamento. Come dire: vox populi, vox Dei.
Tuttavia, prima di proseguire nel discorso, va chiarito che la frase sull’equivalenza tra il numero dei nemici e la quantità di onore ricavatone non è, come a volte si sente dire, derivante da una delle numerose, immaginifiche, propagandistiche trovate espressive del regime littorio, in particolare dell’oratoria mussoliniana ancor oggi richiamata dagli slogan e dagli striscioni esibiti in certi cortei o dai gadget presenti in parecchi mercatini, fiere e ritrovi collezionistici. No, di sicuro la frase ha precedenti molto più antichi. Ad esempio, era usata da Georg von Frundsberg (1473-1528), condottiero tedesco e comandante dei lanzichenecchi, al servizio degli Asburgo. Ma forse un’origine ancora precedente può trovarsi nel De Bello Gallico di Giulio Cesare, dove esiste la frase “dopo aver ucciso molti nemici ed essersi procurati molto onore”, frase che abbozza il concetto in maniera non proprio riferibile a un nesso causale ma che comunque indica un legame logico tra i due aspetti considerati.
Ciò posto, torniamo ai detrattori del Liceo Classico e agli avversari della cultura, della formazione e degli studi umanistici come scelta liceale e, in senso più ampio, come percorso educativo generale.
Si diceva che il folto novero di questi oppositori riunisce soggetti eterogenei e muniti di differenti argomentazioni. I vari filoni seguiti da tali antagonisti ostili vanno dall’accusa di inutilità dell’insegnamento del greco e del latino alla “improduttività” della formazione umanistica rispetto alla ben più rilevante utilità pratica di quella scientifica; dalla imputazione di scuola elitaria di classe, appannaggio delle oligarchie economiche e sociali, a quella di meccanismo scolastico responsabile di successiva disoccupazione giovanile, per mancanza di effettivi sbocchi lavorativi. Basta scorrere le pagine dei giornali, navigare un po’ sul web, guardare certi dibattiti in televisione. Fare troppe citazioni di dettaglio diventa inutile quando di continuo i media offrono esempi innumerevoli di simili censure. In questa sede, per motivi di spazio, ci si limita a far presente quanto le polemiche sul Liceo Classico siano diversificate e accanite, molto spesso aspre, a volte persino pesanti e sprezzanti, limitandoci ad alcuni esempi, indicativi tra l’altro di certe matrici culturali.
Nel 1996 il ministro dell’Istruzione Pubblica del primo governo Prodi, Giovanni Berlinguer, ha affermato che “il grande liceo classico ci ha corrotto”, suscitando ovviamente un putiferio, visti anche i suoi contributi ideologici alle riforme scolastiche attuate durante il suo ministero, sulle quali ci si limita in questa sede a tacere per carità di patria. In occasione delle elezioni politiche del 2018, Emma Bonino ha affermato sarcasticamente che in Italia sarebbero necessari più ingegneri e operai specializzati che “latinisti”, aggiungendo che i laureati in Italia sono troppo pochi e spesso preferiscono corsi di laurea umanistici, con scarsi e malpagati sbocchi lavorativi. Il Liceo Classico, per questi due politici, come per molti altri della loro opinione, sarebbe la causa del declino culturale italiano (“corrotto” dagli studi classici e umanistici) e sarebbe anche responsabile della scarsità di studenti laureati, dello storno di preziose risorse verso i settori economici trainanti (“ingegneri e operai specializzati”) e della disoccupazione giovanile italiana. Insomma, i diplomati con maturità classica dileggiati come “latinisti” senza futuro e come problema sociale. Il Liceo Classico come causa di disoccupazione.
A questi esempi forniti dai due suddetti esponenti politici se ne potrebbero aggiungere moltissimi altri, provenienti da opinion leader delle istituzioni pubbliche, dei ceti produttivi, del mondo culturale, del giornalismo, di altri ambiti disparati. Si va dalle prese di posizione di Andrea Ichino, fratello del più noto Pietro Ichino (significative le sue istanze accusatorie nel celebre “Processo al Liceo Classico”, difeso invece in quella sede da Umberto Eco, rappresentato nel 2014 al Teatro Carignano di Torino) a quando su Io Donna, il supplemento del sabato del Corriere della Sera, rivolto principalmente al pubblico femminile, Tommaso Labate e Paolo Conti parlano del Liceo Classico e delle “legioni di coltissimi disoccupati intellettuali” che ne derivano. Per non dire delle esternazioni mediatiche di un Bruno Vespa o dell’economista Michele Boldrin, già esponente di “Fare per fermare il declino”, la forza politica di gianninesca memoria. Oppure del finanziere renziano Davide Serra, emulo di rottamazioni e abolizioni, che alla Leopolda ha detto: “La cultura umanistica ha fatto il suo tempo. Lo dico sempre ai miei bambini, bisogna essere cool, diventare matematici”. Insomma, tranne che nei casi pure simpatici di Piergiorgio Odifreddi e di pochi altri, peraltro avversari per ovvie ragioni anche professionali della cultura classica rispetto alla cultura scientifica, ne emerge nel complesso un parterre di anticlassicisti e di nemici del Liceo Classico non sempre così eccelso, per usare una locuzione eufemistica.
Dopo questo tiro al bersaglio, dopo un simile jeu de massacre, intensificatosi, forse non casualmente, nei decenni delle varie riforme scolastiche italiane intese alla “democratizzazone” della scuola e alla “liberalizzazione” degli studi, talvolta con venature di malcelato demagogismo e populismo, era normale aspettarsi delle reazioni. Per la verità, i difensori del Liceo Classico ci sono sempre stati e si sono sempre fatti valere. Però è stato soprattutto quando determinati attacchi hanno passato il limite, quando la misura è stata colma che hanno incominciato a manifestarsi maggiori iniziative in difesa degli studi classici e umanistici, in ambito editoriale, giornalistico, anche scolastico, cioè dall’interno delle strutture dell’istruzione e dell’insegnamento. Sempre per motivi di estrema sintesi, basti qui citare Nicola Gardini con il suo Viva il latino del 2016 (Garzanti) oppure Andrea Marcolongo con il suo La lingua geniale sempre del 2016 (Laterza). Tra l’altro, proprio Andrea Marcolongo, cresciuta a Crema e diplomata al Liceo Classico cremasco privato “Dante Alighieri”, dopo questa difesa del greco antico ha pubblicato diversi libri riferiti all’importanza della classicità, come La misura eroica del 2018 (Mondadori), Alla fonte delle parole del 2019 (Mondadori), La lezione di Enea del 2020 (Laterza), De arte gymnastica del 2022 (Laterza). Inoltre, va citato Federico Condello, con il suo La scuola giusta. In difesa del Liceo Classico del 2018 (Mondadori). Non sono mancati veri e propri pamphlet editoriali, come nel caso di Miska Ruggeri con il suo Giù le mani dal Liceo Classico del 2017 (Book Time).
Per di più, da qualche tempo, il dibattito sull’introduzione della scuola media unica nell’anno scolastico 1963-1964 (legge n. 1859 del 31 dicembre 1962, emanata durante il quarto governo Fanfani) e sulla liberalizzazione degli accessi universitari e dei piani di studio dagli anni Settanta del secolo scorso (legge n. 910 dell’11 dicembre 1969, cosiddetta Legge Codignola), oltre che sui successivi provvedimenti figli quasi sempre degli stessi orientamenti politici, non è più un dibattito a senso unico. Da più parti ormai si comincia a ritenere che le riforme scolastiche abbisognino anche di competenze, strutture, budget, effettività operativa e, soprattutto, di un “ritorno al merito”, non solo di istanze ideologiche, proclami messianici egualitaristici e ritorni d’investimento elettorali per questo o quel partito politico. E proprio la tematica del “merito”, principale bestia nera dei vari barbianisti d’antan, è diventata uno dei punti di massimo impatto polemico in questo dibattito. Inoltre, è ormai evidente come le troppe burocratizzazioni inceppino e ingessino i processi organizzativi e i meccanismi operativi scolastici. Si era partiti con determinati organi di gestione, i Consigli d’Istituto, introdotti nei primi anni Settanta (a Crema nel 1975), e si è arrivati alle procedure farraginose, al tempo sempre maggiore da dedicare a incartamenti, controllerie e scartoffie, a una giungla di adempimenti amministrativi molte volte esasperanti, a realtà scolastiche sempre meno centri di irradiazione educativa e sviluppo formativo delle nuove generazioni e sempre più apparati affetti da burocratismi, formalismi e procedurismi spesso soffocanti. Siccome le risorse e le energie sono quelle che sono, ne consegue che a volte le logiche e le opportunità della didattica dei docenti e dell’apprendimento dei discenti vengono sommerse dalle illogiche e dalle problematicità di una burocrazia che assomiglia molto a quella descritta da Michail Bulgakov in certe pagine della sua D'javoliada.
Una cosa interessante, però, è che tutto questo abbassare gli standard di qualità e i livelli di servizio della scuola italiana per malinteso ecumenismo popolare e samaritanesimo sociale, non è qualcosa di necessariamente implicito in certe teorie politiche o in determinate dottrine di partito o in taluni autori ritenuti i padri nobili di tali teorie e dottrine. Anzi, abbiamo esempi palesi in senso contrario. Anche riguardo agli studi classici. Racconta Franz Mehring che Karl Marx “ogni anno leggeva Eschilo nel testo originale e restò sempre fedele ai suoi antichi greci e avrebbe voluto cacciare dal tempio con la verga quelle meschine anime di mercanti che volevano togliere agli operai l’interesse per la cultura antica”. Scrive Gramsci: “Il latino non si studia per imparare il latino, si studia per abituare i ragazzi a studiare”. “Occorre ottenere risultati di educazione generale dell’uomo, partendo dal ragazzetto fino all’età della scelta professionale. In questo periodo lo studio o la parte maggiore dello studio deve essere disinteressato, cioè non avere scopi pratici immediati o troppo immediatamente mediati: deve essere formativo”. Comunque, imparare le lingue straniere, conoscere l’informatica, studiare pure le materie scientifiche non è incompatibile con gli obiettivi formativi e con la visione didattica del Liceo Classico. Gli studi umanistici, al contrario, sono per loro natura comprensivi di molte di queste importanti componenti dello scibile umano. Certo, sarebbe meglio chiedersi se le ore delle materie scientifiche insegnate al Liceo Classico (matematica, fisica, scienze naturali) siano proprio tutte necessarie e se invece non valga la pena di riflettere su migliori approfondimenti nel campo delle materie storiche e di quelle artistiche. E, soprattutto, non si comprende come possano mancare nel Liceo Classico le scienze giuridiche. Si studia Diritto in altre scuole e non al Liceo Classico. Tra tante critiche strumentali e pretestuose alla riforma Gentile, manca quella che sarebbe invece davvero valida e fondamentale: l’assenza delle scienze giuridiche nei piani di studi dei Licei Classici. Ma come è possibile che uno dei pilastri culturali del mondo classico (che non è solo Atene ma è anche Roma), alla base della civiltà europea e delle società civili successive, ancor oggi fondamentale a livello internazionale, non esista nei programmi attuali del Liceo Classico italiano?
Anche alla luce di questo dibattito più recente, nel frattempo la riflessione culturale sulla scuola pubblica italiana e sui sistemi educativi modificati dalle cosiddette riforme “democratizzanti” e “liberalizzatrici”, iniziate una sessantina circa di anni fa, ha portato a riconsiderare in modo critico, da parte di vari autori, le conseguenze di questi interventi normativi. Sempre a titolo meramente esemplificativo e per necessaria brevità in tale contesto, basti qui citare Ernesto Galli della Loggia con il suo L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola del 2019 (Marsilio) e Luca Ricolfi e Paola Mastrocola con il loro Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza del 2021 (La nave di Teseo). Ovviamente, non mancano ancor oggi, pure dalle nostre parti, i celebratori degli antesignani e degli ispiratori del percorso svolto dalla pubblica istruzione in Italia negli ultimi decenni, a partire da talune rivisitazioni di un certo donmilanismo di pronta beva mediatica. Per fortuna, i soliti anatemi anti-gentiliani di rito e le fascinazioni egualitaristiche di facile impiego propagandistico fanno sempre più fatica a risultare credibili. Sarebbe interessante vedere certi influencer mediatici gestire un provveditorato o una scuola superiore con le metodologie pedagogiche, educative e didattiche di Lettera a una professoressa oppure L’obbedienza non è più una virtù.
In ambiti differenti e del tutto avulsi da ogni contrapposizione, polemica e animosità, con fini di unione e collaborazione, non certo di divisione e di conflitto, sette anni fa si è sviluppata, riguardo ai Licei Classici italiani, un’iniziativa molto interessante e meritevole. Si tratta della Rete Nazionale dei Licei Classici, un organismo con obiettivi formativi, organizzativi, didattici e di valorizzazione di questo genere di scuola superiore, indicati nel suo atto costitutivo del 21 aprile 2016. La Dies Romana di fondazione di questa Rete ha forse simbolicamente favorito il successo di questo vero e proprio soggetto istituzionale pubblico, che dagli ottantadue Licei iniziali si è poi arricchito di molti altri Licei sul territorio nazionale. La promozione di “iniziative finalizzate alla valorizzazione e alla diffusione della cultura e degli studi umanistici” è naturalmente uno degli scopi prioritari di questa Rete.
Sempre con intenti di unione, collaborazione e valorizzazione dei Licei Classici e di diffusione e rivalutazione della formazione classica e umanistica, ogni anno (nel 2023 si è giunti alla IX edizione) si svolge la Notte Nazionale del Liceo Classico, secondo le indicazioni di un coordinamento nazionale e però con contenuti in buona parte lasciati alla scelta e alle modalità attuative dei singoli Licei aderenti. L’evento era nato da un’idea del prof. Rocco Schembra, docente di greco e latino presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale (Catania) e ora ricercatore di Filologia classica presso l’Università di Torino. Oltre al sostegno ufficiale del Ministero ell’Istruzione Pubblica, anche quest’anno l’iniziativa ha potuto contare sul partenariato assicurato da RAI Cultura e RAI Scuola, oltre che sull’adesione a livello nazionale della Associazione Italiana di Cultura Classica. Il 5 maggio 2023 si è svolta quindi la Notte Nazionale del Liceo Classico in 363 Licei Classici italiani, ai quali si sono uniti per la prima volta nove Licei stranieri: due dalla Francia (uno di questi dall’isola di Réunion), uno dalla Germania, due dalla Grecia, uno dalla Spagna e tre dalla Turchia. Dalle ore 18 alle ore 24 i Licei hanno aperto le porte alla loro cittadinanza e gli studenti si sono esibiti in tutta una serie di performance riguardanti i loro studi e il valore formativo della cultura classica.
Chi si è recato in quelle ore in uno di questi Licei ha potuto assistere a rappresentazioni, letture, recitazioni teatrali, concerti, dibattiti, presentazioni di volumi e incontri con gli autori, cortometraggi, cineforum, degustazioni a tema ispirate al mondo antico e altre esibizioni preparate in collaborazione con i vari corpi docenti. Negli anni scorsi e anche in questa occasione, l’idea di partenza si è rivelata vincente: dimostrare in maniera evidente che il corso di studi classico, nonostante tutti gli attacchi subiti negli ultimi decenni, è sempre pieno di vitalità ed è popolato da studenti molto motivati, ricchi di grandi talenti e con abilità e competenze di ottimo livello. Anche quest’anno l’iniziativa ha fatto breccia in modo positivo nell’opinione pubblica italiana. Questo dovrebbe contribuire a focalizzare maggiormente e più correttamente l’attenzione dei media e della gente comune su questa scuola superiore, che rappresenta qualcosa di molto rilevante e non certo di desueto nel sistema dell’istruzione pubblica italiana. Come ogni anno, è stato scelto dal coordinamento nazionale, d’intesa con le rappresentanze delle varie scuola coinvolte, un tema comune, sul quale gli studenti si sono cimentati realizzando un elaborato poetico o una drammatizzazione scenica. Questa volta il tema è stato ispirato a un passo dello storico greco Erodoto: “Nessuno è così folle da preferire la guerra alla pace: in pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono i padri a seppellire i figli”.
Il bello della Notte Nazionale del Liceo Classico non è solo nel corso dell’evento stesso ma anche nei preparativi precedenti. È molto interessante vedere come gli studenti arrivino a impegnarsi, con una motivazione e una determinazione veramente notevoli, per preparare e realizzare al meglio la loro partecipazione agli avvenimenti che si svolgono davanti al pubblico di visitatori, conoscenti, parenti, docenti, cioè davanti a quella parte di cittadinanza che interviene in questa grande festa culturale. Ed è davvero significativo e istruttivo vivere insieme questa esperienza, in una Italia studentesca e didattica contestualmente unita, in quelle ore, in un comune ideale di difesa, promozione e salvaguardia delle nostre radici più autentiche e tutt’altro che dimenticate, quelle della nostra civiltà greco-romana.
Anche l’Istituto di Istruzione Superiore “Racchetti - da Vinci” di Crema, come negli anni precedenti (COVID permettendo), ha partecipato quest’anno alla Notte Nazionale del Liceo Classico, ovviamente soprattutto per la parte riferita al Liceo Classico “Alessandro Racchetti”, presso la propria sede in via Ugo Palmieri. Il programma è iniziato con un testo poetico vincitore del concorso nazionale e con alcune esibizioni musicali. Sono seguiti gli interventi introduttivi del Dirigente scolastico, il prof. Claudio Venturelli, e della prof. Emanuela Nichetti, Assessora del Comune di Crema per l’Istruzione, Formazione, Edilizia Scolastica, Lavoro e Pari opportunità. La prof. Nichetti, che è “di casa” in questo Liceo perché è stata docente di matematica e fisica e poi collaboratrice Vicaria di un pregresso Dirigente scolastico, ha anche portato ai presenti il saluto del Sindaco di Crema, Fabio Bergamaschi, e più in generale dell’istituzione municipale. Erano presenti anche altri esponenti politici locali, tra i quali Giorgio Cardile, Assessore con delega alla Cultura, Turismo e Politiche giovanili, diplomato al “Racchetti”, e Laura Zanibelli, componente del Consiglio Comunale, anche lei diplomata al “Racchetti”. Era presente Antonio Agazzi, politico locale noto e apprezzato, pure lui diplomato al “Racchetti”. Hanno partecipato all’evento alcuni responsabili e docenti di altre scuole del territorio. Tra questi, la prof. Paola Orini, Dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore “Galileo Galilei” di Crema, anche lei diplomata al “Racchetti”. Numerosi i giornalisti presenti su incarico della stampa locale, tra i quali alcuni diplomati proprio in questa scuola. Non sono mancati i rappresentanti di varie associazioni culturali cremasche, formatisi in questo Liceo e giunti in questa occasione a testimoniare la propria partecipazione a una comunità culturale, quella della formazione classica e umanistica, sempre molto viva e trasversale a ogni altra loro appartenenza.
Dopo altri intermezzi musicali, si è svolta la cerimonia di celebrazione del sessantesimo anniversario dell’istituzione del Liceo Classico “Alessandro Racchetti”, avvenuta nel 1962. In quell’anno è stato infatti completato a Crema il ciclo di studi classici, con l’aggiunta del triennio liceale. In realtà, la storia di questi studi classici inizia a Crema nel 1653 e sin da allora si sono succedute in città le istituzioni scolastiche che, nei vari periodi storici, hanno portato poi alla ufficializzazione del Ginnasio laicizzato in epoca napoleonica (prima la gestione e la didattica erano curate dai padri Barnabiti) e quindi al compimento quinquennale del Liceo Classico. Per maggiori informazioni sulla storia del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema, si veda l’apposito articolo pubblicato da Cremona Sera il 27 febbraio 2022, nella sezione Cultura, ripreso sul sito dell’I.I.S. “Racchetti - da Vinci” e qui pubblicato nella parte di home page dedicata al 60° Anniversario dell’istituzione del Liceo Classico “A. Racchetti”. La celebrazione del sessantesimo anniversario è stata introdotta dal Dirigente scolastico, che ha saputo illustrare in modo molto efficace il percorso svolto da questo Liceo cremasco, sottolineandone l’importanza rivestita per la cittadinanza e per tutto il territorio gravitante scolasticamente intorno a Crema. All’ingresso del Liceo erano stati affissi in apposite teche, poco prima della cerimonia, il labaro originario di fondazione, conferito al momento dell’istituzione del Liceo, e l’elenco dei venti Presidi e Dirigenti scolastici posti alla guida di questa scuola nel trascorso sessantennio. Il prof. Venturelli, incaricato dal 2018, è il primo tra loro a essersi diplomato in questo Liceo. La cerimonia è proseguita con il disvelamento della scultura realizzata per l’occasione da Gino Tosetti, artista cremasco che già in passato aveva realizzato opere figurative per questo edificio liceale.
Il signor Tosetti, presente all’evento, ha creato questa scultura a titolo completamente gratuito e solo come omaggio al Liceo. I rapporti con il signor Tosetti sono stati seguiti soprattutto, oltre che dal Dirigente scolastico, dalla prof. Maria Teresa Mascheroni. Ha poi portato i suoi saluti, con un breve intervento, il presidente dell’Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema. Per maggiori informazioni su questa Associazione, costituita il 4 novembre 2000 e attiva ininterrottamente negli ultimi ventitré anni con iniziative, eventi e conferenze riguardanti la cultura classica, viaggi culturali ed erogazione di borse di studio agli studenti meritevoli del Liceo Classico, si veda il suo sito web, all’indirizzo www.exalunniracchetti.it . Successivamente è intervenuta la Dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore “Gandini - Verri” di Lodi, la prof. Giuseppina Moroni, che ha portato i saluti di questa scuola e in particolare, essendo in corso la Notte Nazionale del Liceo Classico, dello storico Liceo Classico “Pietro Verri” di Lodi, con un discorso molto apprezzato da tutti i presenti. I rapporti preparatori tra i due Istituti sono stati curati soprattutto, oltre che dal Dirigente scolastico, dalla prof. Alessandra Lorenzini. In questa occasione, il prof. Venturelli e la prof. Moroni hanno annunciato la nascita del gemellaggio ufficiale tra i due Istituti da loro guidati, nel segno di una proficua sinergia e come segnale di collaborazione scolastica territoriale.
Dopo alcuni altri interventi musicali, è iniziato il programma vero e proprio delle rappresentazioni e delle iniziative condotte dagli studenti, nelle varie aule della sede della scuola. In tutto, si è trattato di più di una ventina di eventi, ben strutturati e condotti, svolti da classi di studenti o da gruppi specifici o da singoli solisti, nelle diverse parti dell’edificio scolastico. In un’aula apposita si sono susseguite le immagini del video diffuso dal coordinamento nazionale con i messaggi del prof. Rocco Schembra, le testimonianze dei Licei esteri e le altre notizie riguardanti questa iniziativa. Dopo il rifresco offerto a tutti i presenti nel cortile del plesso scolastico (quest’anno il tempo atmosferico è stato magnifico, rispetto alla pioggia e al maltempo della scorsa edizione), nella palestra del Liceo è stata presentata la rivisitazione dell’Antigone di Sofocle, che era stata di recente rappresentata nella IX edizione del “Festival Thauma - Teatro antico in scena” promosso dalla Università Cattolica di Milano. Per maggiori informazioni sui singoli eventi, si veda sempre sul sito dell’I.I.S. “Racchetti - da Vinci”, nell’area di home page, la parte informativa riportante in evidenza i programmi preparati dagli studenti per questa Notte Nazionale del Liceo Classico. La conclusione di tutti questi happening, che hanno avuto un successo notevole e molto meritato, si è realizzata con diverse esibizioni canore da parte degli studenti e infine con il concerto rock della band Naamlos.
Oltre che con la direzione generale del Dirigente scolastico, prof. Claudio Venturelli, la Notte è stata realizzata con il coordinamento complessivo della prof. Alessandra Tamburrino. Gli aspetti organizzativi, la gestione dei programmi e le prove dei numerosi eventi rappresentati hanno coinvolto una task force di docenti e altri collaboratori scolastici, composta da circa una ventina di insegnanti e altri responsabili offertisi come volontari. Questo team di lavoro ha operato con grande impegno e notevole capacità realizzativa, agendo in staff al Dirigente scolastico e dando prova di un’ottima sintonia con gli studenti protagonisti delle varie performance offerte al pubblico. Il gruppo di progetto si è avvalso soprattutto dell’operato delle seguenti insegnanti: Ada Cazzamalli, Simona Della Torre, Viviana Gambino, Sara Locatelli, Alessandra Lorenzini, Daniela Martinotti, Maria Teresa Mascheroni, Barbara Rocca, la già citata Alessandra Tamburrino (anche per il coordinamento generale), Ilaria Tresoldi e Lucia Valsecchi. Hanno poi dato il loro importante contributo anche il dott. Francesco Marzano, Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi, le collaboratrici scolastiche, i tecnici e il personale amministrativo di Segreteria. Insomma, un lavoro corale “di squadra” veramente ammirevole ed esemplare.
Tutti coloro che sono stati presenti a questa manifestazione sono rimasti colpiti dal profondo senso di identità e dal forte spirito di appartenenza che i responsabili, i docenti e gli studenti hanno manifestato nei confronti di questa storica e illustre istituzione scolastica cremasca. Grandissimo l’afflusso del pubblico a questa importante festa di condivisione culturale, con moltissimi genitori degli studenti, amici, parenti, semplici visitatori, persone richiamate dai media o dal passaparola cittadino. Gli ingressi erano affollati, nei corridoi si faticava a transitare e nelle aule in cui si svolgevano le varie performance e rappresentazioni non sempre si trovava posto a sedere. Ciò nonostante, tutto si è svolto in modo impeccabilmente fluido, regolare e corretto. Molto importante e particolarmente gradito è stato il continuo e ben condotto susseguirsi di esecuzioni di musica classica in molti punti dell’edificio scolastico. La valida trama musicale dell’evento e la bravura degli studenti esecutori hanno accompagnato per tutta la durata dell’iniziativa la cittadinanza intervenuta nella sede di via Ugo Palmieri.
Come si è detto, un fatto molto interessante, realizzatosi durante la Notte Nazionale del Liceo Classico presso il Liceo “Alessandro Racchetti” di Crema, è stato quello dell’annuncio del gemellaggio sancito tra l’I.I.S. “Racchetti - da Vinci” di Crema e l’I.I.S. “Gandini - Verri” di Lodi. Infatti, il Liceo Classico “Pietro Verri” di Lodi è una delle scuole più illustri e risalenti nel campo della cultura e della formazione delle giovani generazioni in Italia. Questo gemellaggio potrebbe essere foriero di momenti significativi di collaborazione, sinergia e iniziative comuni da parte dei due Istituti cremasco e lodigiano. Anche in questo ambito, dunque, Crema e Lodi manifestano un reciproco interesse ed esprimono la loro volontà di agire insieme verso gli obiettivi comuni dei due Istituti e delle rispettive comunità cittadine. Si tratta di un gemellaggio tra due realtà scolastiche di notevole valore storico ed educativo. Anche il Liceo Classico “Pietro Verri” di Lodi si sviluppa da un primo nucleo di studi umanistici gestito inizialmente dai padri Barnabiti, a partire dal 1629. Passando attraverso le riforme di Maria Teresa e di Giuseppe II d’Asburgo, dopo il periodo napoleonico e poi quello del Lombardo-Veneto austriaco, questa scuola ottiene il riconoscimento del completo ciclo di studi classici e diviene del tutto statale nel 1857, sotto l’imperatore Francesco Giuseppe, anno a cui tradizionalmente si riferisce l’inizio di questo Liceo Ginnasio nella sua formulazione più moderna. Il riordino dei corsi di studio avviene poi, anche per questa istituzione scolastica, con la legge 13 novembre 1859 n. 3725, la cosiddetta legge Casati. Oggi il Liceo Classico “Pietro Verri” è unito al Liceo Scientifico “Giovanni Gandini”, nell’ambito dell’I.I.S. “Gandini - Verri” di Lodi.
A proposito del Liceo Classico “Pietro Verri”, va ricordato che, prima del completamento del ciclo di studi classici a Crema, molti studenti cremaschi andavano a frequentare il triennio liceale, dopo il biennio ginnasiale, proprio presso questo Liceo lodigiano. Oppure frequentavano il triennio mancante presso il Liceo Classico “Daniele Manin” di Cremona, un’altra istituzione di grandi tradizioni e notevole importanza storica, con derivazione originaria dalla scuola gesuitica esistente a Cremona nel XVII secolo. Molti studenti cremaschi, oltre che in altri Licei Classici, hanno quindi conseguito la maturità classica presso questi due Licei di Lodi e di Cremona. Ciò è avvenuto soprattutto per le leve con data di nascita fino alla metà degli anni Quaranta del secolo scorso. Infatti la prima classe liceale con studi completamente svolti presso il Liceo Classico “Alessandro Racchetti” si è diplomata nel 1965, avendo frequentato il primo dei tre anni liceali a Crema nel 1962-1963. Ciò nonostante, in quel frangente, per motivi organizzativi, gli esami di maturità di questa prima classe frequentante sempre a Crema si sono svolti con una commissione d’esame insediata presso il Liceo Classico “Daniele Manin” di Cremona. Si trattava di una classe a sezione unica di soli otto alunni, quattro maschi e quattro femmine, più un privatista maschio. Qualcuno dei partecipanti a questa manifestazione ha detto che forse i loro nomi meriterebbero un altro elenco in una terza teca all’ingresso del Liceo.
Sempre in riferimento al gemellaggio che coinvolge il Liceo Classico “Pietro Verri” di Lodi, risulta molto interessante la consultazione degli Annuari di questa scuola riguardo ai periodi precedenti al completamento del ciclo di studi classici a Crema sessant’anni fa, proprio perché si possono identificare parecchi studenti cremaschi diplomati a Lodi nella seconda metà dell’Ottocento e fino ai primi anni Sessanta del secolo scorso. In particolare, per i tempi più vicini a noi, è molto indicativo l’Annuario pubblicato nell’anno 1957, dal titolo L’Istituto di Istruzione Classica Lodigiano in una ricorrenza centenaria: 1857 - 6 febbraio - 1957, edito dalle Arti Grafiche Ubezzi & Dones, Milano. Corposa e di sicuro interesse è la parte della ricostruzione storica, che occupa una novantina di pagine, così come lo sono le ulteriori sezioni di tale Annuario, ricche di dati statistici, profili personali, elenchi di docenti e studenti diplomati, oltre a molto altro ancora.
Purtroppo, il tema degli Annuari rischia di diventare un punto dolente per diversi Istituti di Istruzione Superiore. La mancanza di disponibilità di tempo e di risorse, in contesti caratterizzati necessariamente da diverse priorità e necessità, ha lasciato questa redazione periodica, così importante per la tracciatura delle vicende delle varie scuole, ferma ai decenni precedenti. Il vecchio Regio Decreto n. 965 del 30 aprile 1924 prevedeva, all’art. 16, che “il preside pubblica ogni anno, entro il mese di dicembre, l’Annuario dell’Istituto”. Per quanto riguarda il Liceo Classico “Alessandro Racchetti” di Crema, abbiamo l’ottimo Annuario del 1924, quando da un paio d’anni era preside di questo Regio Ginnasio mons. Luigi Corrado, rimasto alla guida della scuola fino al 1934. Va ricordato come mons. Corrado sia stato la figura di maggior spicco, insieme alla prof. Angela Giampietro (quest’ultima negli anni dal 1945 al 1962, anche per la parte del biennio ginnasiale), durante il periodo in cui mancava ancora il triennio liceale. Invece, il Preside indubbiamente di maggior importanza nel sessantennio successivo è stato il prof. Ugo Palmieri, probabilmente il vero personaggio simbolo, in assoluto e in ogni epoca, di questa istituzione scolastica. Una parte cospicua del predetto Annuario del 1924 è stata ripresa nell’Annuario edito nel 1987, quando il preside era il prof. Nicola Terracciano. La serie degli Annuari di questo Liceo era stata abbastanza continua negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Il predetto Annuario del 1987 risulta però essere l’ultimo pubblicato, ormai diversi decenni fa. Anche il volume principale pubblicato sinora sulla storia del Liceo Classico “Alessandro Racchetti” è datato ormai a circa una ventina di anni fa e, del resto, la sua ricostruzione storica termina ben prima, nel 1980, anno del collocamento a riposo del Preside Ugo Palmieri. Ne è stata autrice Ilaria Lasagni, un’altra diplomata al “Racchetti”: Educare la mente e il cuore. Il Liceo Classico A. Racchetti di Crema fra storia e memoria, Marsilio, Venezia, 2004.
Il gemellaggio tra i due Istituti di Crema e di Lodi è dunque cosa fatta e ufficializzata. Non è stato possibile, almeno al momento, da parte dell’I.I.S. “Racchetti - da Vinci” di Crema, accertare l’esistenza di una Associazione degli ex Alunni del Liceo Classico “Pietro Verri” di Lodi. Qualora una realtà associativa di questo genere dovesse risultare costituita o costituenda, il presidente dell’Associazione degli ex Alunni del Liceo Ginnasio “Alessandro Racchetti” di Crema ha dichiarato la disponibilità a verificare la possibilità di un collegamento tra queste formazioni di natura associativa. Infatti, anche la cultura classica e gli studi umanistici svolti negli anni liceali possono favorire momenti di incontro e di collaborazione, non solo in età scolastica ma pure in età adulta. Tra l’altro, gli elementi di condivisione tra gli ambienti culturali cremaschi e lodigiani sono numerosi e meritevoli di approfondimento e sviluppo, soprattutto in momenti come questi, nei quali le attività culturali possono favorire opportune e proficue sinergie tra due territori così ricchi di tradizioni, di valori e di Storia.
La Notte Nazionale del Liceo Classico, svoltasi a Crema lo scorso 5 maggio, potrebbe così essere portatrice di ulteriori e significative occasioni di condivisione culturale tra Crema e Lodi, posto che anche dalla cultura, in questo caso dalla cultura classica e umanistica, possono spesso emergere valide prospettive di interazione, convergenza e cooperazione.
Ultima revisione il 17-09-2024 da OMAR COMINELLI